NEMMENO PIÙ DISOCCUPATO …

Di Marco Fantoni



La disoccupazione è sempre al centro dell'attenzione nel nostro Paese ed in particolare in Ticino. Ogni mese i dati sulle percentuali delle persone iscritte agli uffici di collocamento fluttuano dando l'impressione, a volte di una situazione economica sulla via della ripresa, a volte la consapevolezza di una tendenza negativa. È da considerare inoltre che nei numeri che regolarmente leggiamo sulla stampa, non si tiene conto di quelle persone che non hanno più diritto alla disoccupazione perché hanno chiuso il loro termine quadro. In effetti, dall'esperienza che viviamo quotidianamente all'interno del nostro Programma Occupazionale "Mercatino" non sono poche quelle persone che si ritrovano al termine del diritto e s'interrogano sul proprio futuro. Esclusi in un primo momento dal mondo del lavoro, in questa seconda fase si ritrovano esclusi pure dalle statistiche dei disoccupati. Il futuro che,gli si prospetta, si chiama dunque, per chi ne avrà diritto, ricorso all'assistenza.

Il cambiamento della legge entrato in vigore all'inizio del 1997, in effetti, non permette più a chi frequenta Programmi Occupazionali (P.O.) di maturare quel periodo contributivo che serviva ad aprire un nuovo termine quadro e beneficiare delle misure conseguenti. Una soluzione che a volte scoraggia i disoccupati ad usufruire di questa misura, pur tenendo conto dell'obbligo che è loro imposto dagli uffici di ricollocamento. In caso di rifiuto, come per altri posti di lavoro, scattano misure di penalizzazione sulle indennità.

Si delinea dunque una tendenza d'aumento di persone che ulteriormente vedono penalizzata la loro posizione all'interno della società. S'impongo di conseguenza delle riflessioni sul come offrire la possibilità di restare nel mondo del lavoro, a queste persone che non rientrano nel mercato, non perché hanno delle reticenze particolari, ma per motivi oggettivi come la crisi strutturale che impone al mercato delle scelte, come ad esempio l'esclusione di lavoratori oltre una certa età. Gli esempi sono molti. Uno classico è quello all'interno del settore terziario, dove una persona che per 30 anni ha lavorato in banca ed è stato licenziato per motivi di ristrutturazione, si ritrova a far capo al diritto di disoccupazione per due anni, dove difficilmente troverà un ricollocamento, ed al termine di questi a dover chiedere l'assistenza. Esempi come questi, riferiti anche ad altre esperienze sono in aumento e confermano dunque quanto detto in precedenza. Per reinserire nel mondo del lavoro queste persone, il Cantone sta studiando una soluzione di P.O. per persone che andrebbero a carico dell'assistenza. È una via che a Caritas Ticino interessa molto, anche perché da tempo ci si è chinati su questo problema, basti pensare alla proposta fatta al Consiglio di Stato che ha scaturito per il 1997 le misure straordinarie per persone in carenza di periodo contributivo e che servono ad aprire un nuovo termine quadro.

Dunque la strada dei P.O. viene riproposta all'interno di un contesto cantonale, per combattere l'aumento dei casi in assistenza, approfittando dell'esperienza della stessa misura a livello federale, con l'obiettivo di migliorare quei punti oscuri che la contraddìstinguono, come la tendenza a snaturare il P.O. per renderlo sempre meno uguale ad un posto di lavoro qualsiasi. E su questo punto Caritas Ticino ha sempre insistito, considerare il P.O. come un posto di lavoro uguale ad un altro, con delle attività produttive, che come quelle proposte da Caritas Ticino, nel 1995 hanno portato ad un ricavo pari a 1,5 milioni di franchi. Di conseguenza il permettere di ridurre i sussidi federali. Questo rende consapevole l'utente del P.O., che il lavoro che sta svolgendo non è un posteggio per trascorrere un periodo della propria vita, ma una possibilità reale di reinserimento nel mondo del lavoro limitatamente alle offerte attuali del mercato. Il tasso del 25% di reinserimento, di persone che hanno terminato il nostro P.O. nel 1996, ne confermala validità. Una scommessa che continua, proiettata verso quella lotta alla disoccupazione che Caritas Ticino, tramite i P.O. ha iniziato già nel 1988, quando i numeri dei senza lavoro avevano tutt'altre dimensioni.